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sabato 25 settembre 2010

Lavanda.




Ha intrinsecamente il profumo del buono, per me. Del pulito, no, meglio, no, di più: del lindo. La sua pianta cresce in virtuosi fitti cespugli dal gambo sottile: e, in fondo, quella spiga violacea offerta con pudore e scanzonata ribalderia assieme.
Ha lo sfondo di quel luogo della Francia, la Provenza, che per un buffo scherzo del destino mi ostino a conoscere solo da remoto, dai libri, dai racconti di viaggio, dai miei frustrati ma mai abbandonati itinerari di sogno: e mai invece ci ho messo piede di persona.
Forse ci rimarrei.
E c’è un’altra cosa: quando la annuso, è come se la mia mente si liberasse, come se di fronte ad essa si spalancasse un nuovo profilo d’orizzonte, come se il campo si sgombrasse e vedessi più nitido. Ho studiato, a questo punto, per andare scientificamente un po’ alla radice di queste mie traveggole: e trovato che le sue proprietà vanno con eleganza dall’antidepressivo al vasodilatatorio, dall’antisettico all’analgesico. Pare il suo delizioso profumo porti con sé delle doti riequilibranti e rasserenanti degli spiriti inquieti. Non ambivo a tanto, ma me lo potevo facilmente immaginare…
Questo mare magno che è il web mi ha regalato due preziosi suggerimenti: quello di farne dello sciroppo, che da quest’estate troneggia nel mio frigo e porta a livelli celestiali le mie cheesecake di pesche (provate anche voi); e quello di abbinarlo ad una frolla delicata -perché senza uova- per crearne dei deliziosi biscottini da tè. Quest’ultimo spunto mi viene dalle preziosissime pagine di un’amica di blog, di una collega mamma, quella sunflowers8 di “Oggi pane e salame, domani…” che ci ha regalato, ad agosto, questa bella versione di biscotti (vi metto il link direttamente, non vi sto a rielencare qui gli ingredienti, ho pedissequamente seguito le sue orme): biscotti che, come scrive lei, sono da fare, e rifare, e rifare…
Sbirciateli qui, http://sunflowers8.blogspot.com/2010/08/biscotti-alla-lavanda-di-lago.html.
Io vi lascio, devo andare a fare colazione, bieca scusa per sbocconcellarmene ancora un paio mentre la casa è ancora silenziosa e tutti, gatti inclusi, fanno la nanna…














postilla del 4 ottobre 2010.

presa in un'estasi olfattiva, li ho voluti anche così: con, al posto della lavanda, dei boccioli di rosa, opportunamente pestati nel mortaio con dello zucchero.
li annuso, chiudo gli occhi, torno in un giardino inglese di tanti anni fa per un po'.



mercoledì 8 settembre 2010

Rentrée.

Ci siamo.
Scuse terminate: le vacanze le abbiamo fatte, il rientro è stato come sempre un silenzioso rieducarsi alle proprie consuetudini domestiche, ritrovare la solita tazza per prendere il caffè bollente e lungo, i libri che si doveva terminare prima di partire abbandonati sullo scaffale, la casa con angoli di polvere vecchia di settimane ed oramai incancrenita sui putti dei candelieri all’ingresso.

Rientrare dalle vacanze è un rito che si compie sempre uguale, per me. Adoro le vacanze, adoro partire: ma il mio lato selvatico prova un intimo, cupo, profondo conforto nel ritornare quasi furtivamente nella mia piccola tana.
Una rinascita.
Che mi soffoca di felicità.
Ritrovare i propri odori, i propri riti, i propri piccoli scoraggianti disordini (quella borsa piena di riviste da buttare che non si ha cuore di buttare, non senza averle per un’ultima volta spulciate… mai si potrebbe sopportare la leggerezza dell’essersi disfatte di un preziosissimo stralcio di articolo che rimanda ad un piccolo hotel di charme in un luogo sognato da anni in cui non andremo forse mai)…

Non ho sapori del cuore da riportare da queste vacanze pedemontane.
I soliti porcini, certo.
Ieri poi mi sono cimentata, rapita da mille ricette rincorse sui blog di molte amiche perite di strepitose dolcerie ed ansiosa di donare qualche dolcetto a degli amici…
ho creato una pasta sablée che di sablée aveva zero, che si è contorta nel sac à poche ed ha generato stortignacoli biscotti ed una crostata (sì… dovevo buttarla quella pasta, ma anche qui… non ne ho avuto cuore e l’ho rivoltata sul fondo di una tortiera apribile) che si è troppo brunita in cima e sotto è rimasta cruda. Infine una torta salata… con un fondo decisamente troppo alto anche per il più saporito e volonteroso dei ripieni.
Che dire?
Mi rassegno. Ci sono giorni sbagliati per tutto e giorni in cui il tocco fatato fa miracoli con un cucchiaio di farina.

La rentrée è stata dura.
Tornerò presto, anche qui… il mio giardino di famiglia continua a regalarci, con premurosa generosità settembrina, delle pesche. Che ho trasformate in una marmellata che mi proteggerà dai rigori dell’inverno con la sua profumosità vellutata. Con la sua versione, che vi sottoporrò, spero di avervi vicine per l’epoca: di quando in quando, almeno.

Ahh: alla fine la crostata era veramente inaffrontabile; a malincuore, ma ho dovuto buttarla comunque. Quel santo di mio marito per una volta ha capito le mie mestizie ed ha taciuto, sbocconcellandosi con nonchalance un altro biscotto finto sablé.






Dicono che la vita sia breve.
Ma trovo che ci sia sempre tempo
Per un paio di capriole sull’erba.