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martedì 26 ottobre 2010

Comfort food.

Ci sono giornate che nascono storte: piovose, freddine, di quel freddo misero e vigliacco che nulla ha a che spartire coll’imperiale freddo di certe giornate di dicembre in montagna.
Giornatine così, il cui unico scopo dichiarato è guastare una pur quotidiana e su-piccola-scala festa, gelare i piedi nelle pantofole, e con essi l’umore nel nostro cuore.
Questa crostata è nata in una giornata così.

Quando si dice comfort food il pensiero vola a certi cibi sontuosi, i succulenti arrosti in crosta alla Wellington, i pazienti brasati, le zuppe di zucca e legumi autunnali cotte nel coccio, -zuppe tanto coccolose che le si vorrebbe scucchiaiare direttamente da una vecchia teiera, abbracciandocele addosso mentre stiamo rannicchiate sul divano avvolte dal più morbido dei nostri plaid (e, aggiungo nel mio caso, con qualche micio benevolo che mi dorme acciambellato sui piedi –inteporendoli-). In un perfetto, irraggiungibile, totale silenzio delle stanze e della casa.

Il comfort di questa crostata invece nasce dalla disperata ricerca di un momento di distacco e di estasi come quelli là: dalla certezza che, giornate freddine come queste, questo comfort non ce lo concederanno mai. Dalla certezza che le cose passano, e quando sono lì lì per andarsene e l’evento pare ineluttabile, meglio tagliare il nodo, meglio essere adulti, meglio essere duri e razionali ed accelerare e concludere l’agonia. Tra le varie altre cose... Se ne sono andate le mie adorate giornate di luglio e di agosto, gli alberi di pesco del giardino hanno concluso la loro annuale generosa profferta di frutti, la confettura –ricordate?, ve ne accennai qualche post fa- di pesche settembrine e lavanda era all’ultimo vasetto… le cose che stanno per finire mi stancano.

Via, via.
Terminiamo tutto, ma terminiamolo in gloria... cerchiamo comfort? cerchiamolo allora, ma nel lavoro delle mani e non in quello dello spirito o della mente ché quelli, tanto, mai quieteranno…

Questa crostata vuole così spazzare via bei ricordi, belle giornate, certi buoni odori, il sorriso di certe persone (il suo, caro signor Franco), fermamente chiudere con il sole e guardare in faccia con infinita atrabile ad una stagione –l’autunno- che non ho mai amato pur avendomi dati i natali.
Ma voglio avere l’illusione o la sicurezza di avere io il comando sul mio dolore. E allora… eccovi. Le foto non hanno nulla a che spartire con le quantità degli ingredienti della ricetta (leggete più sotto), sono foto di una versione nata da piccoli avanzi di frolla e di confettura… sono foto di una di quelle meschine, freddine, vigliacche giornate storte di cui vi parlavo prima.
Ma se il dolore può finire in gloria, se la ricerca di un comfort qualsiasi ha una sua dignità ed un suo valore, provatela, è ricca, fragrante, voluttuosamente profumata, ve la offro come un ex-voto. E per favore… portatevi via in soprammercato giornate freddine come quelle.























Crostata “caramellata” di confettura di pesche alla lavanda e liquore d’anice

Ingredienti per la frolla per uno stampo da 24-26cm:
250g di farina 00
150g di burro freddo a cubetti
100g di zucchero semolato
1 tuorlo
1 pizzico di sale
1-2 cucchiai di acqua ghiacciata

Per il ripieno:
400g confettura homemade di pesche alla lavanda, un bicchierino di liquore all’anice

Per la decorazione:
un cucchiaio di zucchero muscovado, un tuorlo d’uovo ed un cucchiaio d’acqua.

Inserire nel robot il burro e lo zucchero: azionare sino a quando si saranno amalgamati. Aggiungere la farina ed incorporare, quindi il pizzico di sale ed il tuorlo, lavorando rapidamente sino a che il composto sia ridotto in briciole. Aggiungere l’acqua ghiacciata un cucchiaio alla volta solo se necessario.
Stendere sul piano di lavoro un foglio di pellicola trasparente, trasferirvi l’impasto, dare la forma di palla e riporre venti minuti in frigorifero. Nel frattempo, imburrare ed infarinare –scrollando l’eccesso di farina- lo stampo da crostata.

Preriscaldare il forno a 180 gradi.
Trascorso il tempo necessario, prelevare due terzi dell’impasto dal frigo e stendere la frolla a 5mm di spessore tra due fogli di carta forno, foderandovi lo stampo; bucherellare il fondo coi rebbi di una forchetta. Frattanto intiepidire la confettura (al microonde o in un pentolino con un cucchiaio d’acqua) per renderla più facilmente stendibile, mescolarvi il bicchierino di liquore e distribuirla sull’impasto.

Prendere poi l’ultimo terzo della frolla, tirarlo col mattarello a 2mm di spessore e con la rotellina creare le striscioline per il reticolato della crostata: disporle sulla confettura e spennellare con il tuorlo battuto col cucchiaio d’acqua. Spolverare poi la pasta con un cucchiaio di zucchero muscovado.

Infornare a forno già in temperatura per 15-20 minuti o in base ai tempi del proprio forno, azionando il grill per un paio di minuti ed avendo cura che la torta brunisca leggermente per la caramellizzazione dello zucchero muscovado.

sabato 9 ottobre 2010

9 ottobre.

piccole cuochine crescono.




e tanti auguri a me.


mercoledì 6 ottobre 2010

... e gesso.



fantastica.

benchè il sovrastante cartello meriti un post da solo, lo condividerà invece con un paio di cosette che vorrei far girare e segnalarvi: sono entrambe del MiBAC, quindi c'è da fidarsi...

la prima iniziativa è per chi adora i libri ed il loro odore: nuovi, fragranti di stampa, antichi e dalle pesanti pagine pergamenose, letti da altri e assorbiti dalle nostre orecchie oppure divorati con gli occhi... qui, http://www.beniculturali.it/mibac/export/MiBAC/sito-MiBAC/Contenuti/MibacUnif/Comunicati/visualizza_asset.html_1525254551.html, ce n'è per tutti i gusti.

ed in più (sì, sì, abbiamo tempo, ma non stratantissimo), anche questa cosa qua, il Progetto Nazionale "Martedì in Arte"


Ogni ultimo martedì del mese a partire dal 28 settembre fino al 28 dicembre, il MiBAC ha organizzato aperture straordinarie e gratuite dei principali musei statali dalle 19.00 alle 23.00. Stupendo, no?
Che aspettate? Qui potete controllare dove andare a deliziarvi sotto le stelle: http://www.beniculturali.it/mibac/export/MiBAC/sito-MiBAC/Contenuti/MibacUnif/Comunicati/visualizza_asset.html_266383861.html.
Tre per tutte? La Campania mette sul piatto la sua straordinaria Reggia di Caserta, il Veneto le Gallerie dell'Accademia di Venezia, la Toscana e Firenze... le Cappelle Medicee e gli Uffizi.

Sù, sù... già mi è mancato il fiato per l'emozione. Andate...